L’oggetto di questa ricerca è raccontare gli sforzi
e le contraddizioni che segnarono la costruzione della 40a brigata Garibaldi
G. Matteotti in bassa Valtellina. Il protagonista di questa vicenda
è stato Dionisio Gambaruto, Nicola, comunista piemontese.
Nicola appare come una figura tragica chiamato a compiere imprese più
grandi di lui, forse usato dal suo stesso partito proprio perché
disposto più di altri a non cedere a compromessi e anche a spendersi
totalmente per portare a termine il compito affidatogli.
Inviato in un ambiente che non conosce si assumerà responsabilità
anche non sue accettando la scommessa della costruzione di una formazione
politico-militare, ruolo del tutto da inventare e che aveva, come risultato,
anche frizioni e contrasti con la popolazione locale.
I problemi che deve affrontare Nicola non sono solo valtellinesi, ma
saranno comuni a tutte le brigaste di montagna. La guerra in casa si
scontrerà inevitabilmente con le popolazioni locali ma anche
con altre forze politiche presenti sul territorio. Sconfinato in Svizzera
con gran parte della sua brigata, Nicola al suo rientro si troverà
a gestire i giorni della Liberazione nella zona di Morbegno e Chiavenna.
Trasferito su ordine del Partito comunista a Como, assumerà il
comando della Civil Police e qui resterà per alcune settimane.
Lo scontro con il Questore di Como provocherà il suo allontanamento.
Arrestato a Milano per il possesso di una pistola resterà in
carcere per alcuni, coinvolto nel cosiddetto “processo per l’oro
di Dongo”. Per questa parte del racconto cci si è potuti
avvale della documentazione relativa a quel processo. Di Nicola si perdono
poi le tracce. Il volume si chiude con un breve ritratto di Alfonso
Vinci, suo collaboratore nella 40a brigata Garibaldi G. Matteotti.
E'
possibile fare richiesta del volume via mail a info@55rosselli.it