ANTIFASCISMO CADUTI
E DISOBBEDIENTI VALTELLINESI
 
   
   

L’oggetto di questa ricerca è la nascita della lotta armata partigiana in Valtellina dopo l’otto settembre.

Zona senza insediamenti industriali di significativa importanza, la Valtellina diventa, dopo l’armistizio siglato con gli alleati, una zona di rifugio per chi deve fuggire dalla repressione che investe la metropoli milanese e le sue periferie. Questa situazione perdura fino alla fine della primavera del 1944 dove, sotto l’impulso dei “milanesi” si cominciano a definire nuovi modi per stare in montagna, non più una resistenza della renitenza, non più il semplice disobbedire alle leggi della RSI non più rifugiarsi nelle baite in alta montagna. Occorre recuperare armi per combattere e il recupero delle armi sarà la prima delle forme combattenti che verranno messe in atto. Mentre in valle l’evoluzione della guerra partigiana segue ritmi non sempre veloci, fuori dai confini della provincia di Sondrio i militari valtellinesi continuano a morire.

Quanti sono i valtellinesi che cadono dopo l’otto settembre? Dove e perchè? A queste domande non si riusciva a fornire tutte le risposte necessarie, si prova a costruire un elenco dei valtellinesi che cadono sui vari fronti della guerra, partigiani in Piemonte o Emilia, combattenti con i partigiani greci o jugoslavi, assassinati con il freddo la fame e la fatica nei vari lager tedeschi. Una moltitudine che non può non aver influito sulle scelte combattenti dei valtellinesi rifugiati sui monti.

Questo racconta questa ricerca, sperando di trovare non conferme ma ulteriori notizie e annotazioni.

E' possibile farne richiesta via mail a info@55rosselli.it